00 07/03/2005 15:12
Intervista a Francesco su "Il Messaggero"

Il vincitore del Festival il giorno dopo: ho partecipato per incoscienza
«Basta cantanti fifoni»

Renga: cari colleghi mettetevi in gioco, come me

dal nostro inviato

PAOLO ZACCAGNINI

SANREMO - Francesco Renga, vincitore, bel tenebroso, udinese 37enne con sangue sardo nelle vene, bresciano per elezione, il giorno dopo. «Che posso dire, non so, una banalità... ma sono felice e contento. Soprattutto che alla gente sia “arrivata” la canzone, sia piaciuta da subito. Me ne sono accorto sin dal primo giorno, ho capito che avrebbe fatto il suo corso e che il percorso non sarebbe stato così ostico come credevo. Che avesse potenzialità per poter vincere lo avevo intuito, ma ascoltandola sempre più durante la settimana nelle radio ho capito che funzionava». Con che spirito è venuto al Festival? «Non per vincere, per dare nuova energia al mio disco, Camere con vista , che ha superato le 120mile copie. Ho accettato l’invito di Paolo perché per la prima volta non c’erano di mezzo commissioni lì a dar giudizi preventivi. Però, ci tengo a ribadirlo, è stato Angelo il motore principale. E poi basta, veramente, con tutti quei miei colleghi che hanno paura a mettersi in gioco temendo di fare brutta figura su un palco importante ma che può diventare pericoloso come è quello dell’Ariston. E’ stato, diciamo così, un atto di incoscienza. E di riconoscenza verso il Festival».
Perché? «Mi ha già accolto quattro volte, nel ’91 con i Timoria nella categoria Nuove Proposte con L’uomo che ride , che ci fece vincere la prima edizione del premio della critica; nel 2001 con Raccontami , altro premio della critica; nel 2002 nella categoria Big con Tracce di te (dedicata alla madre scomparsa da poco, ndr) e quest’anno . Ho fatto mio, senza saperlo, lo spirito di Vasco Rossi che è tornato a Sanremo per ringraziarlo, visto che è da lì che è partito il suo successo».
La sua compagna, Ambra Angiolini, ha dato prova di grande pacatezza e tranquillità esprimendo giudizi chiari. Viene da chiederle quanto averla accanto abbia cambiato il Francesco Renga artista e uomo? «E’ stata fondamentale. Così come Jolanda, la nostra bambina. Attenta, misurata, riservata. Il suo è stato un silenzio rumoroso. Sarò banale, ma non penso perché credo nella famiglia, ma questa vittoria è tutta dedicata a lei e a nostra figlia. Grazie a loro sto vivendo un momento di grazia assoluta. Per la prima volta sono maturato, sono diventato padre e mi sento finalmente uomo. Credo che sul palco dell’Ariston abbia dato la leggerezza e la profondità giuste ai suoi interventi senza mai scendere in polemiche sterili. Voglio sottolineare l’atmosfera rilassata che abbiamo vissuto noi artisti, non ci sono stati i soliti momenti di tensione. E’ stato un bel gioco».
Renga, come monetizzerà questa vittoria che poi tanto insperata, vista la bontà del brano, non era? «Grazie. Semplicemente continuando a fare il mio mestiere. E con la speranza che questa affermazione possa allargare ulteriormente il mio pubblico. Intanto da Trento riprenderò il tour teatrale che ho dovuto interrompere per organizzarmi l’avventura a Sanremo. Dopo questa tranche di concerti mi fermerò per un po’».
Considerato che le ha dedicato la vittoria e tanto l’ha cambiata, avete mai pensato di collaborare , lei e Ambra? «Facciamo due mestieri diversi, non credo succederà. Almeno per un po’. Questa vittoria è servita e servirà, credo, molto anche ad Ambra che in questa televisione strillata non ci si ritrova proprio. Ora ha la famiglia, è mamma, è molto felice, viviamo a Brescia e spesso con Jolanda ce ne andiamo a Roma a trovare i nonni. Ambra vorrebbe tornare ma lo farà, con calma. E solo con qualche idea in cui si riconoscerà».
Troppo presto per parlare di un nuovo album? «Direi di sì. L’album nuovo ho intenzione di farlo uscire per la fine dell’anno prossimo, anche se ho una dozzina di pezzi quasi pronti, Angelo è stato proprio uno di quelli ». Il che significa che c’era qualche altro brano papabile per il Festival? « Prima di incontrarci è stato quello che più ho rischiato di cantare al posto di Angelo che, secondo me, è profondamente diverso da tutti i brani che ho scritto . Io la vedo come me oggi, un uomo che ha spostato la sua esistenza non più su me stesso e il lavoro ma su una famiglia».