L’applauso arriva liberatorio, e la piccola platea di casa Renga riprende a respirare. Quei tre minuti in cui Francesco ha cantato sul palco dell’Ariston sono sembrati inteminabili, anche se mentre la voce del cantante bresciano si dispiegava, pure il sorriso sul volto del fratello Stefano si allargava, mentre ripeteva a memoria le parole di «Angelo», battendo il tempo col piede. Beh, lo sapevano tutti che Francesco è bravo, che il pezzo funziona, che la sua voce è al meglio, però... Però ci può essere sempre l’inciampo, chissà, un filo di emozione di troppo. E il rito di «casa Renga», il raduno sanremese degli amici nell’appartamento del fratello Stefano - volume della tv a palla, bambini a scorrazzare in triciclo per il salotto, il gatto che si infila sotto il divano, le torte della suocera schierate sul tavolo - tutto sommato dà quel tocco di scaramanzia che non guasta. Anche se «Francesco è sereno, l’ho sentito tranquillo» comunica subito il fratello, che l’ha sentito al telefono un quarto d’ora prima dell’inizio dello show. Gli amici arrivano alla spicciolata. C’è «Lancio», il taciturno amico fraterno di Francesco che si piazza davanti alla tv, birra in mano, e non stacca gli occhi dallo schermo. E non si capisce se è serio o scherza quando dice che «D’Alessio non è male» (ma gli altri commenti sono impietosi: «l’è semper chèla...»). C’è quasi al completo la formazione degli Ifix Tchen Tchen, la band in cui Stefano suona: Marco, Paolo, Gianluca, Simone, Greg. Poi morose, mogli, figli, amici vari in variopinta e chiassosa compagnia. Un occhio alla tv, qualche battuta («io tifo Meneguzzi...» ironizza Paolo, «quella chitarra sull’Inno di Mameli non era male...» commenta Gianluca), flash sullo spettacolo: la frangia di Alexia (e la voce), il vestito della Clerici (e la scollatura), l’anonimato della Felini (e basta), la new entry nei Matia Bazar («Ma quelli cambiano una cantante l’anno...»), la stecca del cantante delle Vibrazioni, atteso al trabocchetto. Omaggi ad Arigliano, il grande vecchio della musica italiana, e a Bublè: quello sì che canta... Gnari, tutti zitti: tocca a Francesco. Greg se n’è appena andato (il bambino doveva essere messo a letto) e ascolterà il pezzo via telefonino. Tutti seduti, su il volume, il piccolo Lorenzo in braccio a mamma Nives sorride quando vede sullo schermo la faccia sorridente dello zio. Quel battito claustrofobico all’inizio del pezzo sgomenta un po’. Poi la chitarra rock, e poi la voce, su, sempre più su... da brivido. L’angelo si libra da terra e riempie l’aria di note urlate e sussurrate, senza un errore, senza un’esitazione. Da applauso. Telefona la sorella Paola, per avere la conferma che è andato tutto ok. Piovono gli sms dagli amici (che voce! che spettacolo! bravo Fra!). Francesco chiamerà più tardi. Per la piccola platea accomodata sui divani è l’ora dei commenti al pezzo («che apertura musicale, alla Genesis!», «ma chi è poi questo angelo?»). Per Stefano è l’ora di tirare il fiato, di allargare il sorriso per questo fratellino che ha visto diventare famoso. Un bimbo lo tira per la maglia. «Sì, adesso andiamo a giocare col gatto. Adesso c’è tempo». gio. ca.
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