Sanremo, caccia al big che non c’è
Andrea Spinelli Milano. Sanremo 2005, ovvero il vecchio che avanza. Dopo aver martoriato per anni il povero Pippo Baudo, reo di perseguire un festival troppo televisivo e sanguinolento, ed essersi svenati per l’opposizione all’edizione 2004, quella con il mal di Renis, la Fimi è costretta dalla crisi del disco a scendere dall’Aventino accettando un festival vetero e grand guignol. Venti big divisi in quattro categorie - uomini, donne, gruppi, «classici» - più una sezione giovani di dodici artisti. Eliminazioni ogni sera, tutti contro tutti, dal primo al 5 marzo. Tanto Paolo Bonolis che Gianmarco Mazzi, consigliere musicale del direttore generale Cattaneo promosso sul campo condirettore artistico della manifestazione dopo l’abbandono del Baudillo, sanno il fatto loro in materia di tv e baderanno soprattutto a portare a casa il risultato d’audience: le canzoni all’Ariston, si sa, sono l’ultima cosa. Le multinazionali del disco riunite sotto l’egida della Fimi fanno marcia indietro dopo un anno di sacrosanti scontri senza esclusione di colpi con il Sanremo della triade Cattaneo-Del Noce-Renis, un conflitto conclusosi apparentemente senza vincitori: Viale Mazzini nel 2004 ha portato a casa un festival brutto, senza qualità e - quel che più conta in questi casi - dagli ascolti in clamoroso calo. La confindustria del disco si è vista cancellare dai palinsesti Rai gli Italian Music Awards, recuperati in zona Cesarini su Italia 1, e ora accetta un regolamento da corrida con gare, classifiche, bocciature... Una strada difficile da accettare per gran parte dei cavalli di razza o dei giovani purosangue della canzone italiana. Bonolis e Mazza sperano, prima o poi, di far breccia nelle resistenze degli artisti, che la crisi del disco convinca qualche vero big ad accettare il circo festivaliero, creando poi la possibilità di un contagio nell’ambiente. Al momento, però, c’è poco da stare allegri. Sul fronte maschile si parla con insistenza di Amedeo Minghi, Nek, Cesare Cremonini,
Francesco Renga e Luca Dirisio, che è appena uscito con l’album di debutto, mentre Alex Britti non ha ancora sciolto le sue riserve e si parla anche di Sal Da Vinci con un brano di Claudio Mattone. Tra le signore quasi certa la presenza di Simona Bencini senza Dirotta su Cuba e le rentrée di Ivana Spagna, Marina Rei e Alexia, possibile quella di Patti Pravo, meno quella di Mariella Nava, mentre salgono le quotazioni di Anna Tatangelo, con un brano scritto da Gigi D’Alessio con Vincenzo D’Agostino e Adriano Pennino. Ancora in alto mare la sezione riservata ai gruppi, dove qualcuno vorrebbe il ritorno dei Matia Bazar, che proprio nel 2005 festeggiano trent’anni di carriera, ma sono ancora alla ricerca della sostituta di Silvia Mezzanotte, che se n’è andata dopo una vittoria servita solo ad annoiare il pubblico e ad accendere polemiche. Più interessante sarebbe lo sbarco all’Ariston delle Vibrazioni, attese ad un disco-prova del nove dopo l’exploit del precedente, ma anche di veterani come la Pfm, i Nomadi e gli Stadio di Gaetano Curreri. Di Paola e Chiara, infilate chissà perché in questa categoria, si farebbe invece volentieri a meno. Il girone «classic» - ma perché ricorrere all’inglese? - è quello sanremese per eccellenza, in cui dovremmo ritrovare gli eterni ritornanti Toto Cutugno, Al Bano e Riccardo Fogli, con la piacevole aggiunta dell’ottuagenario crooner all’aglio Nicola Arigliano, con un pezzo firmato da Sergio Cammariere e Roberto Kunstler, e magari anche di un Massimo Ranieri, che ha rimandato al 2005 la pubblicazione del suo terzo album di classici napoletani riletti con Mauro Pagani.